Ibrahima Sawaneh è un ragazzo di 31 anni che si mette in gioco e per gioco si è candidato, per la Puglia, per la trasmissione ‘Cuochi d’Italia’, il popolare format in onda su TV8, ma lui viene dal Gambia e sebbene la sua cucina parli pugliese, anzi tarantino, la selezione è andata così bene che hanno voluto che gareggiasse per i colori della sua nazione natale per “Cuochi d’Italia – Il Campionato del Mondo”.
Certo c’è una certa differenza tra le orecchiette, che per lui non hanno più segreti ed i piatti della sua ‘mamma’, la donna che lo ha cresciuto dopo aver perso, a due anni, quella naturale. E allora, telefono alla mano, si è fatto svelare una serie di ricette e segreti che ha dovuto coniugare con gli ingredienti italiani che gli sono più familiari.
Gli è sempre piaciuto starla ad osservare mentre cucinava per ore le sue pietanze ed adesso, aggiungendo una bella parlantina, riduce in mezz’ora le cotture e impiatta in men che non si dica. Il mese scorso ha registrato le puntate e nella prima, andata in onda lo scorso lunedì, ha battuto la concorrente della Spagna e domani, 28 settembre alle 19.30, si potrà assistere alla sua seconda performance, di cui, per lasciare la suspance, non ha rivelato l’esito.
La sua tempra, la sua simpatia, la sua umiltà gli hanno accattivato le simpatie dei grandi chef che presentano e giudicano piatti e preparazioni: Barbieri, Esposito e Tomei. I cuochi stellati lo spronano a migliorare le tecniche della cucina, in quanto ritengono che comunque lui ormai sia un ottimo cuoco e gli hanno fornito più consigli e coraggio che agli altri più consumati concorrenti. Mentre intanto si sente piccolo piccolo di fronti a questi giganti dei fornelli.
Ad Ibrahima non sembra proprio vero aver raggiunto questo risultato, ma dalla sua, oltre alla un passato che lo accomuna a tanti ragazzi che cercano fortuna, speranza, pace e lavoro al di là del Mediterraneo, c’è una gran voglia di non fermarsi.
E’ arrivato in Sicilia e poi a Taranto nel 2014, aveva 24 anni, è stato ospitato dai Padri Saveriani e non si è perso d’animo, studiando e lavorando come tuttofare, giardiniere e poi come lavapiatti in un ristorante della litoranea, sbirciando ingredienti e modalità di preparazione, rimanendo allibito di fronte ai risotti cotti nell’acqua e ai funghi che gli sembravano animaletti. Ma si portava nella sua stanza sempre qualcosa per sperimentare ed imparare a cucinare.
E come sempre avviene in queste favole un giorno ha dovuto occuparsi della friggitrice e, riuscendo a servire 150 persone, con precisione e pulizia, si è meritato quel posto e in un anno e mezzo è diventato il principe di quella cucina ed ha ottenuto una brigata tutta sua da governare.
Gli è ben valsa quell’esperienza tra la polvere della strada, quando gestiva, a 18 anni, un manipolo di 40 tra ragazze e ragazzi che frequentavano la scuola calcio. Ha imparato ad impartire la disciplina, le regole e il senso del gioco, pari tra pari, così come fa ora con la brigata, dalla quale cerca di far uscire il meglio perché sa che senza di loro il risultato del suo lavoro sarebbe minimo.
Sono finiti i tempi in cui i cuochi esperti non credevano ce la potesse fare, il cuoco (non chiamatelo chef) ce l’ha fatta, anzi non si è accontentato perché vuole sperimentare, contaminare e si è proposto ad un altro ristorante. Da più di tre anni è alle Vecchie Cantine, ben accolto come in famiglia e soprattutto libero di lasciare spazio alla sua fantasia e alla sua sudata esperienza, senza perdere di vista che c’è sempre da imparare e migliorare e che l’unione fa la forza.
Gli amici ed i parenti di tutta Europa e Gambia fanno il tifo per Ibrahima e ci uniamo anche noi per questo astro nascente della ristorazione che porta lustro anche alla cucina tarantina.
Francesco
Questa è l’integrazione che ci piace ,forza Ibrahim siamo con te!